"Direi che ci siamo riusciti"


“L’INTENTO ERA L’AVVICINAMENTO A QUEL MONDO CHE SI CELA DIETRO LA VINIFICAZIONE E IL LAVORO DELL’UOMO…DIREI CHE CI SIAMO RIUSCITI!”


Visibilmente stanco ma ancora sobrio e soprattutto soddisfatto,  Michael Formiconi conclude così l’esperienza di “Pensiero Divino”.
di Margherita CIGNITTI

Malgrado qualche dubbio iniziale sulle condizioni climatiche, la quasi bufera del giorno precedente sembra essere ormai solo un lontano ricordo. Già dalle nove di mattina la cantina Formiconi e annessa vigna sembrano l’assolata Woodstock quel giorno d’agosto del lontano 1969, con forse giusto qualche metro di altitudine in più e lo stesso quantitativo d’alcool.                                                                                                  
Dunque dopo un primo briefing iniziale (non è un formaggio di quelli abbinati al vino nel corso della mattinata) sul da farsi, allestito a dovere il tavolo per la degustazione e recuperati gli ultimi ritardatari possiamo finalmente iniziare. 

In una prima parte più tecnica della mattinata ci focalizziamo specialmente sulle cure riservate alla vigna, del resto anche l’occhio vuole la sua parte e i partecipanti a Pensiero Divino hanno tutto l’interesse del caso a vedere l’applicazione pratica della teoria alla quale avevano approcciato nel precedente incontro del 22 Aprile. 
Perciò con le scarpe adatte e sotto l’occhio esperto del maestro ci avviciniamo alle piante adibite a regalarci l’ottimo Cisinianum, anche se un pochino provate non hanno chinato il capo né di fronte al gelo (“la gelata”) né di fronte ai vari temporali dei giorni precedenti. 

Tra tecnicismi vari, a metà tra esperto vignaiolo e genitore amorevole dei suoi piccoli tralci, Michael ci spiega l’importanza della potatura e della cicatrizzazione naturale del legno in relazione al cosiddetto “rispetto della pianta”, ci offre qualche nozione sulla tipologia di terreno e di allevamento della vigna e molto altro.          
                                                  
A seguire qualche domanda dei partecipanti, un breve momento di pausa, qualche chiacchiera (calcio, vino, politica, vino, il derby imminente, vino e qualcosa anche sul vino) e poi si entra nel vivo della degustazione. Affiancato dall’ormai esperto in materia Francesco Checchi che ci introduce all’assaggio con qualche “must” professionale da vero e proprio addetto ai lavori ( “Mi raccomando signori, si assaggia prima con gli occhi, poi con il naso, solo in fine con la bocca”, solo per citarne una, ovviamente la più nota ), Michael ha pensato per noi una degustazione cosiddetta “verticale” del suo pregiato Capozzano (offertoci da un tipo d’uva particolare). 
Per i neofiti del settore specifichiamo che questo tipo di assaggio consiste nello studio e nella comparazione di uno stesso vino, dello stesso produttore, prendendone tuttavia in considerazione annate differenti e ordinate cronologicamente. 
Dunque prima gustiamo un eccellente e speciale Capozzano del 2010 con alle spalle un invecchiamento di diciotto mesi in botti di rovere e una stagionatura in vetro fino ad oggi, poi assaggiamo un altrettanto eccellente suo fratello del 2014 invecchiato diciotto mesi in barrique e diciotto mesi in vetro, per poi essere venduto mediamente dopo tre anni. 

La differenza è palpabile, e nonostante siano entrambi di ottima e medesima fattura, come ci spiega Michael e come in realtà risulta essere per quasi tutto nella vita, è il tempo a fare la differenza: “Si tratta sempre di un rosso elegante, ma l’annata del 2010 ad oggi si è completamente e sorprendentemente modificata rispetto al suo status al momento dell’imbottigliamento. Il colore è rimasto intatto, rubino, ma il sapore è completamente differente e lo è ulteriormente ad esempio anche  quarantacinque minuti dopo che la bottiglia viene stappata. Insomma il Capozzano in generale è un vino che a seconda del tempo di invecchiamento si ‘apre’ in maniera sempre diversa.  

Il tutto è ovviamente coronato dai perfetti abbinamenti gastronomici studiati sempre con l’aiuto del signor Checchi: guanciale nostrano, finocchiona e mortadella con pistacchi per quanto riguarda i salumi, pecorino sardo, pecorino romano e gorgonzola per quanto i formaggi e come ciliegina sulla torta una deliziosa frittata di asparagi locali e guanciale.   

In conclusione, come già anticipato, uno stanco ma ancora sobrio e soprattutto soddisfatto padrone di casa Formiconi ci lascia un positivissimo commento finale: “L’intento di questa esperienza era l’avvicinamento a tutto quel mondo che si cela dietro la vinificazione e il lavoro dell’uomo. 
Diciamo che ci siamo riusciti. Siamo riusciti a far comprendere a tutti coloro che ne avevano interesse, in parte grazie anche alla lezione teorica della scorsa volta applicata e toccata con mano oggi nei vigneti, quello che è il mondo del vino. 
Perciò grazie!”. Che altro aggiungere, grazie a te Michael, alla prossima collaborazione e…santé!





Margherita Cignitti


FAREPENSIERO - LABORATORIO DI IDEE



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