LA LEGGENDA DEL PIAVE CENT'ANNI DOPO
Vogliamo ricordare, a 100 anni esatti, gli oltre 650.000 caduti
italiani nella Grande Guerra (di cui oltre 100 nostri fratelli sublacensi),
riportando integralmente il testo de “La leggenda del Piave”, con una
cronologia degli eventi, legata alle strofe del brano.
Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in
guerra: era l’occasione per completare il processo di unità nazionale e
liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. Il nostro
esercito, nel marciare coraggioso e silenzioso verso la frontiera con
l’Austria, passò sul fiume Piave.
Il 24 ottobre del 1917, il nemico ruppe il fronte orientale italiano a
Caporetto; tutte le nostre forze ebbero l’ordine di arretrare onde evitare
l’accerchiamento. Le perdite furono pesanti e ad esse si accompagnarono le
polemiche.
Si dovettero richiamare le riserve e arruolare i giovani di 18 anni,
classe 1899, che per il valore ed il coraggio dimostrato meritarono
l’appellativo di “classe di ferro”. Il Piave divenne il simbolo della Patria
che fu difesa con rinnovata determinazione sotto la guida del Gen. Armando
Diaz.
Sulla nuova frontiera Monte Grappa-Piave si decidevano le sorti della
guerra. La poderosa offensiva scatenata dagli austriaci nel giugno 1918 cozzò
contro l’eroica resistenza degli italiani; le divisioni nemiche dovettero
“ripassare in disordine il Piave, sconfitte e incalzate dalle nostre valorose
truppe” come si espresse nel bollettino di guerra il Gen. Diaz.
La battaglia del Piave è stata una delle più gloriose della storia
d’Italia: costò all’Austria 150.000 uomini e fu l’inizio della sconfitta. Gli
austriaci e gli alleati tedeschi videro “cadere come foglie morte” nelle acque
del Piave le loro speranze di vittoria, come scrisse il comandante tedesco
Ludendorff dopo la guerra.
Il 24 ottobre 1918, proprio nel giorno anniversario della sconfitta di
Caporetto, l’esercito italiano lanciò una massiccia e generale offensiva che
portò alla vittoria dell’Italia, chiamata di Vittorio veneto, dal luogo dove
avvenne per prima lo sfondamento delle linee nemiche.
L’avanzata italiana fu travolgente; dopo aver catturato centinaia di
migliaia di prigionieri, il 3 novembre le truppe italiane entrarono in Trento e
Trieste. Lo stesso giorno l’Austria si arrese e firmò l’armistizio, che sanciva
la cessazione della guerra per il 4 novembre.
Solo allora si placarono le acque del Piave, quando furono sconfitti
gli imperi oppressori e la Pace trovò gli italiani liberi sul patrio suolo,
dalle Alpi al mare.
Questa la Grande Storia condensata ne “La leggenda del Piave”,
la Storia di una guerra non di offesa ma di difesa della Patria, sostenuta dal
popolo e valorosamente combattuta dai nostri soldati per il completamento
dell’unità d’Italia.
Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il
ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una
barriera...
Muti passaron quella notte i
fanti:
tacere bisognava, e andare
avanti!
S'udiva intanto dalle amate
sponde,
sommesso e lieve il tripudiar
dell'onde.
Era un presagio dolce e
lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo
sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a
Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani
monti
Venivan a gremir tutti i suoi
ponti!
S'udiva allor, dalle violate
sponde,
sommesso e triste il mormorio
de l'onde:
come un singhiozzo, in
quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue
brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come
allora...
«No!», disse il Piave. «No!»,
dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un
passo avanti!»
Si vide il Piave rigonfiar le
sponde,
e come i fanti combatteron
l'onde...
Rosso di sangue del nemico
altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a
Trento...
E la vittoria sciolse le ali
al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro,
Battisti...
Infranse, alfin, l'italico
valore
le forche e l'armi
dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le
sponde...
E tacque il Piave: si placaron
l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i
torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!