IL CONFINE COL PARADISO
E’ una strana storia questa.
E’ una storia in cui si
incontrano i vissuti ed i sentimenti di tre uomini.
E’ una storia che corre nei
secoli e che lega, con un sottile filo, le storie di un Santo, di uno Scrittore e
di un Fotografo.
E di una Grotta.
E’ la storia di un Santo.
Siamo nel lontano 492 quando un
ragazzo dodicenne, di nome Benedetto, con nobili origini umbre, viene inviato a
Roma dalla sua famiglia per continuare gli studi.
Il ragazzo è inquieto e non
riesce ad integrarsi nel caos della vita cittadina e decide così di abbandonare
gli studi per ritirarsi a vita religiosa, con l’aiuto della sua nutrice. La sua
idea di vita religiosa diventa però sempre più vicina all'eremitismo e alla
meditazione solitaria, tanto da spingerlo a ritirarsi per 3 lunghi anni in una
Grotta del Monte Taleo, nei pressi di Subiaco dove, grazie ad un suo amico di
nome Romano, riesce a vivere in meditazione e preghiera, nutrendosi con il cibo
che l’amico gli cala dall’alto del monte ogni giorno. Dopo i tre anni passati
nella Grotta, Benedetto continua la vita religiosa insieme ai suoi monaci,
lavorando e pregando, secondo la sua regola.
La Grotta rimane lì, per secoli,
nascosta nel Monte Taleo fino al 1090, quando il monaco Palombo chiede al suo
abate Giovanni VII di potersi stabilire vicino la Grotta; inizia così la
costruzione di un monastero e luogo di culto e di preghiera in onore di
Benedetto.
Ma, lo abbiamo detto, è una
strana storia questa.
E’ anche la storia di Francesco,
uno Scrittore, che intorno al 1350 scrive un trattato in prosa latina dal nome
“De vita solitaria” dedicato ad un vescovo della Provenza, come elogio alla
solitudine. E proprio in riferimento alla solitudine, scrive un passo
riguardante Benedetto e la Grotta.
“Ma dove mai si trova Benedetto, guida dei monaci occidentali? E chi non
lo ha riconosciuto tra i fedeli di Cristo, chi non ha ascoltato come onesto il
suo giovanile consiglio? Lui che, sebbene sin dalla prima giovinezza, ospite
delle virtù e nemico dei piaceri, abbia intrapreso la difficile via per il
cielo, per poi seguirla in modo più
veloce e sicuro, lasciò Roma e Norcia, in una delle quali era stato educato e
nell'altra era nato, e per entrambe aveva per necessità e per natura provato
amore, infine vinse gli istinti carnali grazie alla cura dell'anima e come un
fanciullo felice non solo scelse la solitudine, ma quella deserta, enorme e
fedele grotta, la quale chi la vide crede di aver visto in qualche modo il Confine
col Paradiso.”
E’ una storia strana questa, la
storia di Benedetto, di Francesco e del Confine col Paradiso.
Ma è anche la storia di Silvano,
un ragazzo dei nostri giorni, un Fotografo, che entra nel Confine col Paradiso
con la sua reflex per fare degli scatti nella maniera che lui ama. E’ un
ragazzo del 2019 che scrive poesie fatte di luce, che racconta le storie che i
suoi occhi osservano e ce le trasmette attraverso jpeg. Ma questa volta è
diverso. Sono i luoghi a parlare, sono le volte affrescate, sono le mura di un
luogo santo, edificato attorno alla Grotta che raccontano, raccontano di
Benedetto e della sua solitudine, raccontano del Confine col Paradiso.
E’ una storia strana questa, che
corre nei secoli, che fonde insieme la preghiera, la prosa e la luce.
E’ la storia di un Santo, di uno
Scrittore e di un Fotografo.
E di una Grotta. Buona luce!
testo di Felice Rapone
foto di Silvano Fortunato
traduzioni di Rachele Capitani