Nel castello di Pisino...



[Nel castello di Pisino] Tutte le notti, un partigiano dalla faccia cupa e torva, entra nelle celle ed esce con qualcuno che non tornerà più. 
Quando al lume delle torce cerca sul foglio i nomi, gli occhi di tutti sono attaccati alla sua bocca e un brivido improvviso ci attraversa il corpo. 
Le urla di dolore di Arnaldo [il fratello diciassettenne, detenuto e torturato nel medesimo carcere] e degli altri suoi compagni di pena mi risuonano dolorosamente nella testa giorno e notte. [...] 
Una notte la porta si apre e subito mi assale il terrore, questa volta sul foglio c'è anche il mio nome. [...] Io vengo legata braccio a braccio con una giovane incinta. 
Ci conducono sullo spiazzo del castello dove ci attendono due camion già pieni di prigionieri, con i motori accesi. 
Ci caricano sul secondo, chiudono le sponde e vien dato l'ordine di partire. In quell'istante arriva di corsa un ufficiale con un foglio in mano e grida: "Alt! Mafalda Codan giù". Mi sento mancare, tremo tutta […]. 
Il capo mi prende per un braccio, mi accompagna in una casetta di fronte al carcere, mi getta in una stanza buia e mi chiude dentro. [...] Al mattino gli aguzzini tornano felici di aver ucciso tanti nemici del popolo. Li hanno massacrati tutti. 

Uno entra nella mia nuova "residenza" e mi chiede: "Quanti anni aveva tuo fratello? Non voleva morire sai, anche dopo morto il suo corpo ha continuato a saltare"

Brano tratto dal sito dell’Associazione “Lega Nazionale” Via di Donota 2, 34121 – Trieste - www.leganazionale.it

Si è scelto di riproporre il racconto di una donna, una donna qualunque direbbero in molti, una di quelle storie che si leggono e che finiscono presto e troppo facilmente per essere una delle tante.
Eppure Mafalda è una testimone, è lì nella sua storia di vita, di paura, di morte. L'ha toccata con mano, la morte, l'ha vissuta, ha abbracciato la paura, ne ha sentito l'odore, ha danzato con lei. 
Questa paura, questa sofferenza, è arrivata a Noi con colpevole ritardo, seppur il ricordo e il rispetto della strage delle Foibe siano imprescindibili dal nostro essere Italiani.

Il lato umano degli eventi ci spinge a guardare oltre ai colori, alle appartenenze e alle scuole di ideali. 
Il 10 Febbraio vuole essere un richiamo verso quello che è giusto, per non avere più paura della storia e per imparare ad essere migliori di chi ci ha preceduto. 







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